perché questo sito?

Oltre mille anni di storia conosciuta, e tutti vissuti dalla stessa famiglia! Che opportunità per osservare la storia attraverso una prospettiva inusuale!

Questo sito si ripropone di raccogliere informazioni, documenti relativi alla famiglia dei Langosco. Ma perchè? Quale è la speranza con cui raccogliamo questo materiale?

logo-flowerLangosco.it si rivolge in maniera principale ai membri stessi della famiglia Langosco. Sparsi per il mondo, ognuno preso dalle occupazioni e preoccupazione delle nostre vite, può a volte mancarci un senso di unità. La speranza è che la conoscenza della nostra storia comune possa aiutarci a saldare una identità comune.

Langosco.it spera inoltre di diventare un contenitore di materiale che possa facilitare lo studio dei periodi e dei luoghi nei quali i Langosco hanno vissuto e dei quali hanno partecipato a definire la storia.

Forse la risposta migliore relativamente all’obiettivo che si ripropone Langosco.it, è stata data da Paolo Langosco nel suo discorso alla famiglia in occasione della celebrazione per il millenario del titolo di conti palatini, avvenuta il 3 ottobre 1999 a Langosco (PV):

          “… Mille anni, un’età memorabile! Mi sono preso lo sfizio di contare sulla genealogia pubblicata dal Guasco, le generazioni che separano Cuniberto, il nostro più lontano antenato […], e sono arrivato al rispettabile numero di 33. E’ impressionante, è commovente pensare a questa catena di persone che si passa attraverso i secoli, il testimonio del nostro nome.

Ma che significato hanno veramente questi mille anni? E che significa per ognuno di noi aver dietro di sé questa serie ininterrotta di persone conosciute e consanguinee?

Il primo punto sul quale vorrei richiamare la vostra attenzione è la profonda influenza del passato sulla vita quotidiana di ogni persona. Ognuno ha dietro di se un’infinita catena di vite e ne è influenzato, talvolta in modo insospettabile e lontano. Le decisioni degli uomini che ci hanno preceduto riecheggiano nei secoli e producono conseguenze imprevedibili.

Il secondo punto da sottolineare è l’importanza della formazione, intendendo con questa parola: cultura, stimoli, esempi ecc. La formazione ricevuta specie da piccoli, modifica i sentimenti delle persone e ne plasma le individualità. Ogni individuo, ogni gruppo sociale diventa ciò che è, non solo per certe tendenze innate, ma soprattutto grazie alla formazione ricevuta; ed è la nostra formazione, che modifica in modo particolare, il nostro rapporto con quell’entità imprecisa che chiamiamo “la famiglia”.

I nostri sentimenti al riguardo sono comuni ad ogni uomo sensibile: l’affetto per i propri vecchi, per la propria terra, per le proprie usanze, il sentimento delle proprie radici, il senso d’appartenenza ad una certa compagine culturale, e più in generale il nostro senso della storia e perfino la pura e semplice curiosità culturale. […]

Per esempio prendiamo uno di quei sentimenti: il naturale affetto e rispetto verso i propri ricciardino-langoscomorti (che è naturale in ogni uomo), per noi questo sentimento, non è più soltanto rivolto ai nostri morti più immediati, ma si estende indietro per 33 generazioni ad un’immensa, solenne catena di ombre da cui ci sentiamo guardati e giudicati: persone che hanno vissuto, sofferto, sbagliato ed agito come meglio sapevano, e questa processione silenziosa ci appartiene e soprattutto noi le apparteniamo. Certo, ogni uomo ha dietro di sé una simile processione, ma il nostro sentimento verso questa determinata catena di vite, è più immediato e diretto, c’è un rapporto di sangue e di cultura con loro, possiamo conoscerne i nomi ed in parte le azioni e capire le motivazioni delle loro scelte e dei loro sbagli e soprattutto sentirne gli effetti su di noi che ne siamo la conseguenza; è questo che ci affascina e ci coinvolge: noi siamo il frutto non solamente del loro sangue, noi e le nostre vite siamo il frutto delle loro scelte e decisioni.

Così come noi influenziamo i nostri figli, così pure noi personalmente siamo influenzati da questa catena di vite che passa attraverso i secoli. […]  questa cultura, questa formazione, ci sollecita a migliorarci, ad aiutarci reciprocamente, ci spinge verso l’operosità e sviluppa in noi uno spirito pratico e costruttivo.

Questa è la strada giusta, questa è l’interpretazione corretta: dobbiamo porgerci la mano, venirci incontro, e vedere in noi l’amico ed l’aiuto.

[…] il nostro lavoro deve armonizzarsi con necessità più generali, secondo la logica di quest’epoca e le tendenze di questo periodo storico, che deve tener conto della realtà contingente e non di astratte utopie, solo così ciò che costruiremo prenderà un significato, avrà successo e porterà la sua ricompensa; e questo non significa che sia necessario realizzare progetti grandiosi; ricordo a questo proposito un proverbio indiano che dice: “l’uomo che ha piantato un albero non è vissuto invano” (vedi il discorso intero)

logo-handsQuando nel decimo secolo Cuniberto e poi Ottone ricevettero i loro incarichi, questi avevano un certo significato, un secolo dopo (con lo sviluppo della struttura amministrativa che chiamiamo “comune”) ne avevano un altro molto differente ed i nostri antenati dovettero e seppero adattarsi ai nuovi tempi. Un secolo dopo anche il “comune” entrò in crisi e fu l’epoca delle “consorterie” e delle “signorie”, ed anche questa volta i nostri antenati seppero adattarsi e modificare i loro comportamenti e le loro finalità. Un altro secolo, e con la formazione dei nuovi stati regionali troviamo di nuovo i nostri, adattati al nuovo sistema. E’ questa flessibilità, quest’elasticità mentale, che dev’essere ammirata ed imitata.

Ecco che torniamo alla necessità di conoscere la nostra storia e distillarne il succo: lo stimolo di fare cose nuove. Un popolo senza storia è un popolo senza futuro.”

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