Sul finire del X sec. la genealogia si fa un po’ più chiara e troviamo due fratelli, figli molto probabilmente del “judex domni regis” indicato come Pietro (ii) nella ricostruzione della prof. Dragoni. Essi sono:

  • “Cunibertus iudex domni regis” che figura in vari atti dal 967 al 999. Questo personaggio fu il primo a ricoprire la carica di conte di Lomello per nomina nel 996 dell’Imperatore Ottone II.
  • Pietro, diacono nel 967, poi vescovo di Como dal 981 al 1004 (III del nome) e arcicancelliere imperiale sotto Ottone II, Ottone III e Arduino d’Ivrea (atti dal 980 al 1005).
Ottone III - coronazione
Coronazione di Ottone III

I conti palatini

Tra i figli di Cuniberto si distingue Ottone (i) (atti dal 999 al 1025), nominato nel dicembre del 999 conte di Pavia e conte di Palazzo da Ottone III imperatore ed erede dal padre del titolo di conte di Lomello; e che, come protospatario imperiale, fu presente nel 1000 con Ottone III ad Aquisgrana alla ricognizione del sarcofago di Carlomagno.

Il L. [Ottone di Lomello] ereditò dal padre il titolo di conte di Lomello e presto vi unì, per volere di Ottone III, anche i titoli di conte di Pavia e di conte palatino. In questo modo l’imperatore, animato probabilmente dal desiderio di arginare attraverso un influente rivale la potenza della casata degli Obertenghi, riunificò all’inizio dell’XI secolo in una sola persona le contee di Lomello e Pavia, facendo del L. una delle figure più influenti gravitanti attorno alla sua corte. Il titolo onorifico di protospatarius (conte di palazzo) con il quale, attingendo dalla nomenclatura bizantina, veniva qualificato il L., dimostra la posizione di prestigio di cui egli godeva alla corte imperiale.S. Menzinger

Dopo i disordini del 1004 e del 1024 contro Enrico II, i palatini presero stabile dimora a Lomello.

Seguono, tra i principali: Guido (atti tra il 1112 e il 1133) e, forse, “Godefridus palatinus comes” compreso nel bando di scomunica contro l’imperatore Enrico V emanato da papa Callisto II nel 1119, come pure Gandolfo da Lomello capostipide della famiglia Lomellini venuto a Genova nel 1102, quindi sposato alla figlia di Guglielmo Embriachi e poi stabilitosi a Pegli. Questo ramo divenne importante nella storia di Genova, ebbe tra l’altro vari dogi e tra i suoi membri va molto probabilmente annoverato quell’Angelo Giovanni Lomellino, podestà di Pera (fondaco dei genovesi) durante l’assedio e la presa di Costantinopoli da parte di Maometto II (1453).

di Andrea Corradini
La Battaglia di Legnano di Andrea Corradini

Intorno al 1137 il comune di Pavia riuscì ad espugnare Lomello, obbligando i conti a risiedere in Pavia. Di poco dopo sono Guidone ed i fratelli Ruffino e Guiffredo che combatterono a fianco del Barbarossa; di Guiffredo si racconta che salvò il Barbarossa durante la battaglia di Legnano cedendogli il suo cavallo. Costoro risultano compresi nel diploma imperiale del 1164 confermante i loro vari titoli e proprietà, d’altra parte il Barbarossa con altro diploma dello stesso anno riduceva i loro poteri attribuendoli al comune di Pavia.

Il successivo (1174) atto di spartizione tra i fratelli, segna anche l’inizio dei rami che risedettero a Langosco, a Sparvara ed a Piacenza (vedi genealogia).

Nel XIII sec. si hanno parecchi personaggi notevoli: vescovi, podestà di numerose città e capitani della consorteria ghibellina di Lombardia, tra questi ultimi i principali furono: Gualfredo, podestà di Firenze, di Vercelli e di Milano, morto in battaglia ad Angera nel 1276, tentando di rimettere Ottone Visconti in possesso di Milano e Riccardo che riuscì ad impossessarsi di Milano, ne fu podestà nel 1276-78 e morì nel 1288.

C’è poi Enrico (ii) (atti 1256-1284) conte di Sparvaria, che combatté con Manfredi e Corradino di Svevia contro gli Angiò in Italia meridionale e fu da Manfredi compensato con la contea di Marsico.

Sempre nel XIII sec., il ramo Langosco si divide in L. di Langosco (ramo principale), L. di Stroppiana e L. di Motta dei Conti.

Morte di Riccardino
Morte di Riccardino

La figura principale in questo periodo fu Filippone, figlio di Riccardo, uno dei capi del partito ghibellino in Lombardia, che, con abile politica, sul finire del secolo, si fece signore di Pavia. Nel 1306 fu fatto prigioniero dai guelfi d’Asti, che lo mandarono a Roberto d’Angiò re di Napoli e rimase sei mesi a Marsiglia. L’imperatore Enrico VII confermò (1311) ai conti di Lomello l’investitura dei loro feudi e privilegi, ma nel 1312 nominò suo vicario a Pavia Filippo di Savoja principe d’Acaja che fece incarcerare Riccardino figlio di Filippone, in conseguenza quest’ultimo, passò al partito guelfo, ritolse Pavia al principe d’Acaja (gennaio 1312), poi la sottomise al re Roberto (nov. 1312) e si impadronì di Stroppiana (1313); poi, mentre tentava di ritogliere Piacenza a Galeazzo Visconti (figlio di Matteo), fu fatto prigioniero (agosto 1313). Il 7 lug. 1315 i Visconti riuscirono a prendere Pavia e Riccardino, figlio di Filippone, morì combattendo. Filippone morì, sempre prigioniero dei Visconti, prima del 1320. Durante la sua signoria Filippone dette impulso a parecchie opere di carattere socio-economico: ospedali, mense per i poveri, università ecc. inoltre iniziò gli studi e parzialmente l’esecuzione di quello che diventerà poi il naviglio Langosco.

Con la morte di Filippone e di suo figlio Riccardino la consorteria familiare dei Lomello – Langosco, che aveva goduto di tanto prestigio, si frantumó ed ogni ramo prese strade separate indebolendone la compagine.
Nei secoli seguenti ci furono naturalmente altri personaggi degni di nota, ma da allora essi cessarono di avere un determinante ruolo politico.